“Arboreto” sta per una raccolta di alberi con le loro descrizioni, mentre “salvatico” è una combinazione di ‘selvatico’ ovvero il non coltivato e di ‘salvifico’ ovvero che conduce alla salvezza.
Mario Rigoni Stern così introduce i testi sugli alberi che sono l’essenza in questa sua opera (del 1991). Notizie scientifiche, credenze popolari e i suoi ricordi legati a ciascuna delle specie citate si alternano in un turbinio poetico che inducono all’autoriflessione.
Ho iniziato la lettura leggendo per primo il capitolo dedicato al castagno. Un frutto talmente importante che “ora i proprietari per difendersi dai cittadini, che non sanno quello che dovrebbero, hanno messo dei cartelli con su scritto: PRENDERE LE CASTAGNE È FURTO.” Sapendo che un libro non bisognerebbe leggerlo così mi sono messo di buona lena, approfittando di una giornata uggiosa di questo fine inverno: divano, coperta e musica. Ho imparato parecchio, per esempio ho scoperto la parola “brodo” di cui ignoravo il significato. Treccani spiega che si tratta di una “parola anticamente diffusa in tutta l’Italia settentrionale e anche in Toscana, che significava orto, frutteto per lo più cinto da muro o siepe: brolo, al modo lombardo, è orto dov’è verdura (Buti); oggi limitata ai dialetto della zona padano-veneta (cfr. ven. brolo, frutteto accosto alla casa). Si conserva inoltre in vari toponimi: Brolo in comune di Nonio (Novara), Broglio in comune di Cossato (Vercelli), Castello di Brolio nel Chianti, Brolio in com. di Castiglion Fiorentino, Brollo in com. di Figline Valdarno, ecc.”. Magari Broglio, in Lavizzara, ha le stesse origini, vi esistono ancora dei gelsi che testimoniano delle attività perlopiù contadine del passato. Gelso che durante la seconda guerra rappresentò un momento di svago a Rigoni Stern che racconta: “il mio istinto mi disse di mangiarli e subito mi piacquero per il loro dolce non stucchevole ma piuttosto acquoso. Ce n’erano di bianchi, di rosa, di rossi quasi viola questi mi lasciavano il loro colore sulle dita e attorno alla bocca.”
Mi ha fatto sorridere la sua descrizione del noce. Se da una parte ancora oggi si suol dire che il dormire alla sua ombra provoca mal di testa e che era dedicato alle divinità infernale, addirittura nel Medioevo sembra che sotto la sua chioma s’incontrassero le streghe… a questo punto l’autore si chiede come mai anche li innamorati ci vanno sotto? E scopre che le noci erano considerate di buon auspicio per le nozze oltre che aver delle proprietà afrodisiache. Sono poi scoppiato a ridere immaginandomi gli sposi che escono dalla Chiesa e i convenuti lanciano loro questo frutto invece del riso… chissà che botte!
In tutto sono 20 le essenze descritte in questo bel libro la cui lettura la consiglio a chi – come me – ama la natura e quando incontra un albero particolare si sente attratto e non può fare a meno di abbracciarlo…
Mario Rigoni Stern, Arboreto Salvatico, Giulio Einaudi Editore, 1996 (1991)