La leggenda dei monti naviganti

Ho finito di leggere questo racconto di viaggio scritto da Paolo Rumiz (Feltrinelli, 2007) e dalle prime pagine ho scoperto delle cose incredibili. Il racconto ti prende e ti fa viaggiare già dalle prime pagine. Se conosci i luoghi raccontati da Rumiz li riscopri con dimensioni nuove, se invece ancora non li conosci ti dà voglia di consultare le cartine per scoprire dove è passato e magari diventa meta di una tua prossima vacanza… 

Stava lassù il primo monte delle Alpi: poco a sud di Fiume (Rijeka, Croazia), a 1500 metri sul mare (…) Quel monte che sporgeva appena dalla dorsale selvosa si chiamava Risnjak – Monte delle Linci – e quasi nessuno sapeva che fosse quello il Grande Inizio. Non lo sapevo nemmeno io, quando l’avevo cercato la prima volta. (…) In occasione delle mie vacanze e ricognizioni in Croazia mi ero effettivamente imbattuto in quel Monte, senza sapere che fosse lì l’inizio delle Alpi! Quando ci ritornerò lo guarderò sicuramente in modo diverso.

Il viaggio nella prima parte mi ha portato dall’est verso l’ovest lungo tutto l’arco alpino, in buona parte percorrendolo in bicicletta o a piedi. Da luoghi conosciuti perché anche da me percorsi come la nostra Val Bavona che descrive come luogo “dove le frane diventano paesi”, a luoghi conosciuti per altre letture come Erto e il Vajont  che mi sono familiari grazie ai libri di Marco Corona, a luoghi sconosciuti ma meravigliosamente descritti come la zona del Gran San Bernardo dove “d’inverno ti seppelliscono in piedi” per mancanza di spazio. Ma il bello del viaggio di Rumiz sono gli incontri con le persone: talvolta casuali talvolta programmati, che lui narra come avventure irrepitibili. Così da Walter Bonatti a Teresio Valsesia fino a Francesco Bider, un operaio tessile, di cui racconta che “aveva una barba biblica, inestricabile come un roveto ardente, mani da fabbro ferraio e occhi da brigante buono. (…) Una faccia antica, da profeta Ezechiele. (…) Mi impressionò prima ancora di aprire bocca”.   

La seconda parte del libro racconta invece di un viaggio a bordo di una mitica Topolino lungo gli Appennini. Dopo aver scritto un articolo sulla costruzione di una galleria sotto le montagne e aver elogiato il lavoro di ingegnieri e operai Rumiz aveva ricevuto diverse comuicazioni da parte di lettori. Tutte concordavano sul fatto che l’opera sotto la montagna stava risucchiando le risorse della superficie, in particolare l’acqua. Su queste reazioni Rumiz decise che forse era venuto il momento di riscattarsi e di far scoprire gli Appennini agli italiani. In viaggio sull’arco di un mese a bordo di “Nerina” così chiamava affettuosamente la Topolino: lasciatevi trasportare anche voi… ne vale la pena.Buona lettura! 

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