Non bisogna perdere tempo poiché il tempo si perde già da soloGion Casutt
Con questo spirito abbiamo organizzato la giornata di ieri per il Gruppo Genitori della Carvina (Rivera) su a San Bernardino (invece del Lucomagno). Il tempo (cronos) per intenderci doveva essere minuziosamente organizzato perché 22 persone (adulti e ragazzi) da gestire non sarebbe stato uno scherzo. Il percorso con le racchette permetteva diverse varianti, più lunghe o più corte, il luogo scelto per la costruzione dell’igloo doveva essere esposto al sole, avere comunque tanta neve e non troppo lontano dal posteggio perché la metà del gruppo ci si sarebbe recato senza racchette ai piedi. Sul tempo (meteo) invece non avevamo nessuna possibilità di intervenire, salvo il fatto di spostarci un po’ più a oriente visto che il brutto, se fosse arrivato, sarebbe arivato da occidente.Noi (Gion ed io) eravamo pronti ad accoglierli, sapevamo già che non tutti sarebbero arrivati, vederne 10 invece di 22 comunque cambiave le carte in tavola. Abbiamo scelto allora di tenere il gruppo insieme e di fare il percorso con le racchette al mattino e di costruire l’igloo al pomeriggio. Il tempo (meteo) era dalla nostra parte, il cielo leggermente velato e soprattutto l’assenza di vento erano condizioni ideali per una camminata.Dopo i primi passi e incontri ci siamo imbattuti in tracce di animali: impronte di lepre e di capriolo, resti di stroboli lasciati in terra dagli scoiattoli, i segni del picchio su alcuni alberi, impronte di topo e scoiattolo. Abbiamo anche avuto la fortuna di vederne: delle macchie scure si muovevano in alto a quella lingua di neve dietro l’albero (alcuni ce ne hanno messo del tempo fino a individuare il luogo), poi il colpo di fortuna, alcuni di loro hanno attraversato la neve e per un attimo si erano messi in mostra, era un gruppo di camosci che brucava la povera erba nel pendio solivo.Abbiamo lasciato le nostre orme, un po’ dapperttutto nella neve fresca, ma solo quelle: il resto ce lo siamo riportato a casa. “Giooooon, siamo arrivatiii?” gridava una vocina in fondo al gruppo. “L’è scia bon” rispondeva il vocione di Gion dalla testa del gruppo e che fortuna, come siamo arrivato al luogo scelto per l’igloo e soprattutto per il tanto attesto pranzo, il sole si è mostrato nel suo grande splendore. Il tempo di mangiare lui c’era. Al momento di iniziare l’igloo non occorreva dire niente, il sole si era nascosto dietro una fitta coltre di nubi: tutti erano pronti!
In un battibaleno grandi e piccini hanno ammucchiato così tanta neve da poter fare un bell’igloo o forse una piramide? Comunque sia dopo aver stabilito l’entrata abbiamo iniziato a svuotarne l’interno (tutta la bella neve ammucchiata prima!). Dopo due ore di lavoro il gruppo genitori, Gion ed io ci siamo entrati: in 12 dentro questo minuscolo igloo ad ascoltare la storia di Luigi e Rula innamoratosi sulle montagne di una non meglio definita valle. Ne avevo preparata un’altra che parla va di strane creature della neve, ma nessuno ha voluto costruire delle creature, e in quel momento
con quel gruppo mi sembrava più idonea la storia delle “fanciulle delle nevi”.Finita la storia abbiamo raccolto il nostro materiale e in pochi minuti abbiamo raggiunto le automobili posteggiate vicino al lago di Piandoss, dove ci attendeva un buon thé caldo e – in ricordo di un natale, non poi così tanto lontano – un soffice e buon pandoro……dimenticavo il tempo (cronos): noi non abbiamo perso tempo e il tempo che si era perso da solo era il tempo che noi abbiamo guadagnato per osservare e vivere dei bei momenti insieme.Speriamo che qualcuno renderà ancora una visita al nostro igloo prima che quest’opera effimera sparisca sciolta dalla forza del sole.