Quattro Passi a Bosco Gurin con Roger Welti

21 gennaio 2011

Grazie a Gro per questo stupendo articolo! Lascio la parola subito a lui…

La vita è come un libro. Tante o poche pagine una dopo l’altra, che talvolta hanno un senso compiuto e servono da esempio anche agli altri, anzichenò sono sconclusionate e si perdono nei meandri di sinapsi sconnesse e dissolute. A prescindere dalla lunghezza di questo ipotetico libro, viaggia il binario della intensità del tempo vissuto.

Possiamo avere vite brevi e maledette ma anche, significative: come esistenze longeve, lineari, magari coerenti e ligie, eppure prive di verve. Probabilmente il giusto sarebbe nel mezzo, anche se il destino talvolta non ci permette di scegliere. In generale vale l’assioma che occorre sempre aggiungere vita ai giorni che giorni alla vita!

Comunque ci sono delle giornate che meritano un asterisco, quelle che ci segnano e rimangono poi per sempre parte del nostro bagaglio emotivo, anche fisico e magari gastronomico, come un tatuaggio che però resta dentro di noi e che col tempo assumerà nello struggimento della memoria tonalità sempre diverse.

Per Giordy e me, questa settimana è stata abbastanza intensa. Lunedì sera spettacolo con Franco Neri alla radio di Besso, Calabria Saudita pulita, dissacrante e comica. Mercoledì ho anche subìto un tentativo di omicidio colposo per un cartello di metallo “Attenti al cane” che il vento quasi quasi mi fa volare in testa. Giovedì giornata sulla nuova povertà in Ticino per disquisire se, come, quando e perché si diventi poveri lentamente o da un giorno all’altro. Infine all’inglese: “Thank God it’s friday!”. Roger Welti ci aspetta al ristorante Walser di Bosco Gurin alle 19.30 . È l’ideatore di Quattro Passi, un sodalizio privato che si propone di far conoscere le cose belle della natura, della gastronomia e dell’umanità in genere, in Svizzera e nel mondo.

Ecco lui fa il “tatuatore” … dell’anima. Incastona giornate speciali nell’evolversi delle esistenze dei suoi “clienti”. Non lo vediamo da alcuni anni, da quella famosa uscita del Gruppo Genitori Carvina con le racchette a San Bernardino, dove sotto un igloo improvvisato e dalla luce plumbea ha raccontato la sua immancabile favoletta sulla natura a dieci bambini stipati in un metro cubo ricavato con le loro mani e con le pale. Uno scrigno di cuoricini palpitanti che scaldava tutta la valle.

Ai 1500 metri di Bosco il termometro segna meno sei. Roger ci aspetta al bar impavido e sorridente, maglietta e aperitivo analcolico “on the rocks”. Una icona, lui che oltretutto con questa passione diventata lavoro, in parte, fa vivere la sua famiglia. Noi siamo in quattro ci sono anche Dora e Pino che da un po’ ci accompagnano nelle nostre scorribande montane. Il locale è nuovo, accogliente e con la giusta penombra. Pur non essendo “qualunquemente” in stile con le strutture antiche e rigorose dell’unico villaggio walser del Ticino, ha un’ottima funzione ricettiva che mette a proprio agio.

Dal piano aspettiamo ancora sei persone. Coraggiosi che come noi si appropinquano su per questa strada che verso la fine va affrontata con una certa perizia, anche oggi che non è particolarmente ghiacciata. Eccoli che arrivano. Sono già parzialmente equipaggiati e le formalità si sbrigano in fretta. Scopriamo che è tutta una famiglia bellinzonese. Tre sorelle, Silvana, Alessia e Michela (ma ne manca una) … un fidanzato Antonio e, infine, i destinatari di questo originale regalo di Natale. Sono Gisella e Flavio i genitori delle sorelle in questione.

Ma perché siamo qui?

Manca ancora una invitata. La più importante. Per tutta la settimana ha fatto bella mostra di sé, mettendo ogni sera un abito diverso … e adesso che anche noi siamo venuti in quota a venerarla, nicchia dietro quel costone di roccia granitica. Chi è l’invitata d’onore che si nega riottosa? La luna.

Dalla notte dei tempi incombe sulla nostra esistenza, quasi scontata, benché sempre influente e determinante sul corso dell’umanità. La gran signora celeste stasera sarà il nostro totem, per una passeggiata con le ciaspole intorno al paesino. Altra invitata indiscussa dei convivi con Roger è la sicurezza. Così è arrivato il momento della distribuzione di tutto il materiale. Racchette e bastoncini se non di proprietà, ma soprattutto l’Arva (il dispositivo per la ricerca rapida delle persone in caso di valanga), pala pieghevole e sonda. Quindi lo zainetto che serve anche per i dolcetti e il tè caldo indispensabili per rifocillarsi all’occorrenza e nella sosta più lunga.

Per essere gennaio c’è poca neve. Ci inerpichiamo a piedi tra le case e le stallette riattate a meraviglia. Alcune luci sono accese e anche al bar c’erano diversi avventori locali. Fa piacere vedere che è un paese vivo. Alla fine della strada mettiamo le racchette e controlliamo ancora l’attrezzatura ausiliaria. A proposito, Roger ci fa notare le luci rosse dell’immancabile night club … ma come anche a Bosco?!? Tranquilli, è un porcile, residuale dell’era contadina, ultimo baluardo di una civiltà che va a scomparire. Che sorpresa! Sotto quella scorza da animatore di attività quasi “estreme” si cela anche un fine umorista. “Ciancio alle bande”, è tutto a posto, si parte.

Verso sud si addensa una coltre consistente di nubi basse che oscurano anche la luce parassita di Cevio. Si intravvedono appena i lampioni di Cerentino più in basso. Per ora il pallido satellite si nega. La neve è ghiacciata. Gracchiando non sincronizzate, le ciaspole onomatopeicamente iniziano la salita. Mantenere le giuste distanze e osservare chi ti è davanti è categorico. Attenzione a buchi, rami e rocce affioranti. Le pupille si dilatano e il riverbero sul biancore innevato della fioca luminosità naturale permette una discreta visione del percorso. Si sale dolcemente seguendo il sentiero marcato. Un pianoro ci regala il primo scorcio a meridione. Ora bisogna affrontare una ripida costa al fianco di un riale. Va bene! Entriamo nel bosco di larici spogli, mentre una timida luna diafana e costante osa una occhiata tra gli estratto cumulus, le particolari nubi che stasera si sono autoinvitate. Ogni tanto Roger come una chioccia diligente e premurosa si ferma a contare i suoi coraggiosi pulcini. Uno, due … dieci! Ci siamo tutti e senza problemi. È un sali-scendi avventuroso illuminato a tratti dai potenti fari dei “gatti” che preparano, a monte, le piste da sci. Negli effetti è più facile camminare che stare fermi, qualche capitombolo non manca. Niente di grave. Altro dettaglio tecnico: è quasi impossibile la retromarcia!

È ora di una pausa degna di questo nome. Da qui Bosco non si vede e anche le stelle sono in parte nascoste, in compenso questa somma primadonna un poco impicciona sta vincendo la sua battaglia, proprio quando Roger si appresta a leggere la favola dell’asino che mangiò l’astro d’argento. Eccola che finalmente dardeggia soffiando via le nuvole per farsi vedere meglio, generosa e coraggiosa come è nel suo stile. Tè caldo, un ultimo biscottino di Natale e qualche sparuto e abbagliante flash. Intanto nella nostra storia, ragliando, l’asino confermava di aver mangiato la luna. Solo l’intraprendenza di un ragazzo sveglio evita, all’ultimo secondo, lo squartamento dell’equivoco equino facendo segno che il satellite smarrito sta spuntando da dietro la collina. Finalmente anche noi riusciamo a vederla, non fulgidissima, ma più che godibile. La pausa e la storia sono finite.

Si riparte a scendere, visto che tre caquelon scoppiettanti ci aspettano invitanti e non vogliamo far friggere troppo lo Chef Bruno dell’Osteria delle Alpi e il suo fido Maurizio, giramondo impenitente e amante della storia e della dialettica corrosiva. Lentamente, anche la discesa richiede attenzione, cerchiamo il sentiero del rientro proprio mentre il cielo si schiarisce quasi completamente e le luci fioche di Bosco prendono il sopravvento. Ultima foto di gruppo ed eccoci in paese. Il tepore e la simpatia dell’osteria ci avvolgono subito come un manto rassicurante. Diverse brocche di tè caldo e due mezzi di bianco innaffiano finalmente le papille di questi “cavalieri della notte” reduci da una avventura memorabile. Gustosissima la fondue alla panna … provatela anche voi con il pomodoro fresco. Epica e sublime sul finale una fetta di mele, panna e cannella. Suggello finale per una ultima indelebile pennellata di artista per questo quadretto in stile walser che esporremo per sempre nel salotto buono della nostra vita.

Quando usciamo dal locale il cielo stellato è tersissimo, una impavida e lontana landa di polvere e ciotoli splende in alto esattamente sulle nostre teste. È il suo modo di darci l’arrivederci, brillante e fiduciosa, ricordandoci che ancora per millenni non mancherà di svolgere il suo essenziale e vigile compito sul Creato. Infatti, senza di lei, la natura sicuramente non avrebbe potuto avere questo strabiliante corso.

All’inizio si parlava di ricchezza e povertà; ecco, sono esperienze come questa che fanno impennare l’indice di intensità emozionale delle nostre esistenze, basta poco per dare più senso e pienezza alla vita. Un pizzico di coraggio, un gruppetto di amici fidati, due soldi … e, magari, un grande amore accanto.

Grazie Roger per questa bellissima serata.

P.S.: Questa storia ha un epilogo inaspettato e divertente.

Giorni dopo, per lavoro, mi sono recato negli uffici di una agenzia di viaggi, a Bellinzona. Mi ha accolto una sorridente ed elegante ragazza che mi saluta calorosamente. A dire la verità stento a riconoscerla. Comunque annuisco. Visto il luogo colgo l’occasione per chiederle del materiale su Bosco Gurin … Il suo sorriso si allarga ancora di più! Lei probabilmente sta pensando: “Ma questo ci fa o ci è?!?” Solo in quell’istante mi sovviene che dietro quel completo nero, quel trucco discreto e quella scrivania ordinata si cela Silvana, la simpatica compagna della avventura con le racchette appena vissuta. Cribbio!!! L’avevamo lasciata imbacuccata e stanca seduta ad un tavolo ingombro di tutto il resto di un ben di Dio!!! Come potevo riconoscerla in una situazione così diversa e formale?

Morale: Se il mondo è piccolo … il Ticino lo è ancor di più!

3 Kommentare zu „Quattro Passi a Bosco Gurin con Roger Welti

  1. Bell’articolo! Fa piacere sentire apprezzamenti sul proprio paese natìo.
    Arrivederci, a Bosco Gurin naturalmente 😉

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